Scheda articolo : 179351
Giuditta e Oloferne (1931)
Autore : ANSELMO BUCCI
Epoca: Anni 30
Misure H x L x P  

ANSELMO BUCCI
(Fossombrone, 1887 ~ Monza, 1955)

Giuditta e Oloferne (1931)

Olio su tavola, cm 35x25

Sul verso firma e titolo autografi
Scritta autografa recante messaggio autografo personale: “Dormi e non andare a Monza. Rimarrò a colazione a casa. Svegliami alle 9.”

Provenienza: collezione Marco Fossati - Eredi Bucci

Bibliografia: Tra le righe. Ventiquattro artisti del Novecento italiano attraverso immagini e parole, a cura di G.Cribiori, 9cento Milano Edizioni, 2023, tav 82, p 144

La galleria Studiolo procede all'archiviazione delle opere del Maestro attraverso l'Archivio Anselmo Bucci Milano

per informazioni info@studiolo.it


Nella Bibbia, più precisamente nel Libro di Giuditta, composto da 16 capitoli descriventi la storia dell'ebrea Giuditta, ambientata al tempo di Nabucodonosor (605-562 a.C.), "re degli Assiri" [sic]. La città giudea di Betulia è sotto assedio da parte di Oloferne, generale assiro, e viene liberata grazie a Giuditta.
Una notte Giuditta si preparò, si vestì e, bellissima, si recò assieme ad una serva presso la tenda di Oloferne, portando con sé dei doni e fingendo di voler tradire il suo popolo per consegnarlo al nemico. Oloferne le credette, la invitò al suo banchetto, bevve e si ubriacò. La invitò nelle sue stanze e Giuditta attese il momento giusto per ucciderlo tagliandogli la testa con due colpi di scimitarra. Dopo averlo ucciso, mise la testa nel cesto delle vivande e tornò, vittoriosa, presso il suo popolo. Giuditta è, tra le figure bibliche, simbolo di virtù e di devozione a Dio.

Anselmo Bucci ritrova una protagonista, Giuditta, che interpretò nel 1927, trasfigurandola nella sua modernità: la donna, nuda, seduta al capezzale del letto dove giace il moderno Oloferne (lo stesso Bucci?) appare nell’atto di decidere quale sarà il futuro del suo compagno, anche se il coltellaccio impugnato lascia presagire un finale cruento.
Difficile, comunque, interpretare il "Bucci pensiero" in questo caso, senza sue indicazioni ulteriori: ipotesi plausibile è che si tratti di un episodio personale interpretato e dedicato al suo rapporto con una donna (attraverso il titolo) con la consueta ironia pungente; evenienza, questa, che potrebbe collegare in qualche modo l’opera al messaggio scritto sul verso, di cui però non conosciamo il destinatario; resta un dato di fatto che la persona per cui Bucci ha scritto il messaggio sicuramente era una donna, come è altrettanto certo che ella abbia ricevuto un messaggio scritto sul verso di un dipinto intitolato Giuditta e Oloferne...

Studiolo di Stefano e Guido Cribiori 
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