Scheda articolo : 292822
Ilota, 1885
Autore : ACHILLE ALBERTI
Epoca: Novecento
Misure H x L x P  

ACHILLE ALBERTI

(Milano, 1860 - Camnago, 1943)

Ilota, 1885

Fusione in bronzo, altezza cm 170

Firmata alla base "Alberti"

Bibliografia:
Achille Alberti scultore (Officine grafiche Esperia, Milano, 1930, Tav I)
Achille Alberti - Per la luce degli oscuri (Ed. L'impronta, Torino, 1932, p 61)

Esposizioni: Esposizione di Brera, Milano, 1886; I^ Esposizione Nazionale Artistica, Venezia 1887; Esposizione Italo Americana, Genova, 1892

 

Questa significativa scultura venne presentata da Achille Alberti a Milano, Brera, nel 1886 e in occasione della prima Biennale di Venezia, nel 1887.
Nel libro "Per la luce degli oscuri" l'autore narra le vicissitudini che l'allora giovane Alberti dovette superare per trasportare la scultura sull'isola dove si svolgeva la mostra, dato che egli non aveva denaro per potersi permettere una cassa in cui contenere l'opera, che viaggiò per la laguna praticamente "nuda".
La scultura, che dimostra il virtuosismo tecnico e ingegneristico di Alberti, volle rappresentare allegoricamente la drammaticità degli Iloti, schiavi della antica grecia, costretti ad ubiacarsi per mostrare ai giovani gli effetti terribili dell'alcol.
Una moderna trasposizione dimostrativa della tragicità di questo stato psichico e della schiavitù che se ne patisce.
Il bronzo fu giudicato dalla stampa in modo lusinghiero, perchè in esso lo scultore aveva abbandonato ogni convenzionalismo accademico per ispirarsi al vero.
Il critico Marescotti considerò l'Ilota la prima e inconfutabile prova dell'abilità artistica dell'Alberti per "l'indiscutibile audacia" dimostrata nel riprodurre la condizione fisica e psicologica di un servo ubriaco.
Nel 1904 una copia fu acquistata dalla famiglia Ottolini di Busto Arsizio; nel 1918 fu esposto alla Gelleria Pesaro di Milano, come si desume dalla documentazione d'archivio ed acquistato dalla Ca' Granda di Milano nel 1936.
Fino ad oggi sono dunque note tre versioni.

 

 

 

 

Studiolo di Stefano e Guido Cribiori 
Corso di Porta Nuova, 46 
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