Piero Persicalli nasce il 3 febbraio 1886 a Zara, allora austro-ungarica, da una famiglia agiata, di origini e cultura italiana nella peculiare dimensione cosmopolita veneziana. Nel 1909 entra all’Accademia di Monaco, dove studia pittura con Habermann; trasferitosi a Vienna, vi rimane per due anni e ottiene un primo successo espositivo; nel 1914 sue opere sono a Parigi, al Salon des Indépendants e ottengono il plauso di autorevoli critici. Lo scoppio della prima guerra mondiale interrompe la sua carriera che riparte tuttavia con slancio in Italia, a partire dal 1920, con la partecipazione a una sequela di esposizioni prestigiose, come la Prima Biennale di Roma del 1921 e la Primaverile Fiorentina del 1922. Nel 1924 è a Milano, presso Bottega di Poesia, con una mostra che lo rivela come talentuoso “paesista” di marine dalmate incantate e poetiche, secondo il giudizio di Carlo Carrà. Nel 1925 incontra il successo a Trieste in una personale dove espone disegni di peculiare originalità, freschezza e dinamismo, accomunati dalla rappresentazione di pesci, soggetto che l’artista perseguirà negli anni successivi con varietà di tecniche, registri e felicità di esito.
Il doloroso e definitivo trasferimento a Como nel 1929, da una Zara che, acquisita dal Regno d’Italia dopo la prima guerra mondiale, vive una stagione complessa e drammatica della propria storia, vede Persicalli aprire uno studio di disegni artistici per tessuti, che gli garantisce quell’agio necessario per coltivare la pittura senza inseguire il mercato e lo riconcilia con l’idea, respirata nel milieu tedesco, dell’assenza di barriere tra arte pura e decorativa. L’astrattismo comasco non catturerà il suo animo: il suo sarà “canto” fuori dal coro, coerente nel declinare fino alla fine l’arte nella figurazione di realtà, pervasa nel secondo dopoguerra da una sottile malinconia.
Piero Persicalli si spegne a Cantù il 3 aprile 1977.