PIERFRANCESCO CITTADINI, il MILANESE
(Milano, 1613/18 - Bologna, 1681)
Olio su tela, cm 66x85
La formazione dell’eclettico maestro, inizialmente caratterizzata dall’alunnato presso Daniele Crespi nella città natale, Milano, proseguì a Bologna nella bottega di Guido Reni; gli elementi fondamentali per l’origine del suo linguaggio figurativo risultano dunque il naturalismo lombardo e carraccesco unito ad un assoluto rigore compositivo, d’impronta classicista reniana.
L’accostamento tra i vari elementi “di posa”, nella raffinata tela, denota peraltro un sottile sapore arcaizzante, nella giustapposizione alquanto distaccata degli oggetti, tutti individualizzati e a sè stanti, accomunati solamente dal sontuosissimo tappeto che, in contrasto con il fondale oscuro, spicca nella sua policromia squisitamente barocca e vicina agli esiti di un Baschenis; la grana del tessuto dello stesso è definita dal colore steso con sapienza materica, e con notevole scioltezza nella cromia sono definiti anche gli altri elementi, talora quasi sfaldati in alcuni dettagli, come è lampante nella rappresentazione delle carte da gioco bresciane.
La semplice, assoluta eleganza della piccola caraffa vitrea con i fiori anch’essi splendidi nella cromia, gli effetti di trasparenza nei vari recipienti, l’intonazione luministica e taluni effetti di sfondato tridimensionale testimoniano come, ormai alla metà del Seicento, sia ancora fervido e vivo il modulo caravaggesco.
Pierfrancesco Cittadini, il Milanese