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GIOVAN GIOSEFFO DAL SOLE
(Bologna, 1654 – 1719)

Ercole e Onfale
Olio su tela, cm 87x66

In cornice coeva

Il dipinto, tuttora in prima tela, raffigura una scena mitologica alquanto rara nella
pittura italiana: Ercole, ridotto in servitù per tre anni presso la regina di Lidia  Onfale, per espiare la colpa dell’uccisione, in un accesso di follia, dell’amico Ifito, è costretto alla filatura e cede la clava e la pelle leonina alla sua padrona. Palese risulta dunque il
significato simbolico del soggetto rappresentato, per così dire femminista ante litteram. Dell’opera sussiste una variante, pure autografa e documentata, conservata presso la Galleria di Dresda e di dimensioni analoghe, che risulta, ad un primo confronto,
pressochè identica: nel nostro dipinto però, che appare sostanzialmente caratterizzato da una freschezza di tocco pittorico quasi bozzettistica, sono evidenti numerosi ed
interessanti “pentimenti” in diversi punti della superficie, che sottolineano
ulteriormente la qualità di un pezzo “da studio”, verosimilmente preparatorio.
Numerose fonti antiche sottolineano la presenza, in Palazzo Ghisilieri a Bologna, di una tela di Giovan Gioseffo Dal Sole rappresentante Ercole e Iole (non inganni la
confusione iconografica, i due soggetti sono molto spesso fraintesi): è interessante
notare, nel nostro dipinto, l’evidente numero di inventario “F16”, riportato, con una grafia chiaramente seicentesca, sul retro della cornice, originale della seconda metà del XVII secolo.   
Risulta lampante il misurato classicismo, di marca squisitamente emiliana, del nostro maestro, soprattutto nella definizione del nudo femminile, ispirato alle Veneri
ellenistiche, nei tratti idealizzati del viso della stessa Onfale, e nell’aulico inserimento di colonne classiche; dai tratti più barocchi appare la comparsa dell’Amorino, chiaro
riferimento alla passione scoccata tra i due personaggi, che sembra sollevare il pesante drappo purpureo quasi fosse un sipario teatrale.