PACECCO DE ROSA
(Napoli, 1607 - 1656)
Allegoria della sposa in veste di Flora
Olio su tela, cm 130x200
La rappresentazione mitologico-allegorica qui descritta può essere decrittata se si
considerano due elementi fondamentali del primo piano, Cupido e il cane,
rispettivamente simboleggianti Amore e Fedeltà; tre donne inghirlandate di fiori, due delle quali connotate pure da singolari copricapi, in voga nell’Italia meridionale sin dal Seicento, recano doni ad una giovane sposa, abbigliata come la dea della Primavera ma pure caratterizzata da una sottile resa ritrattistica, seppure verosimilmente, almeno in parte, idealizzata secondo i canoni classicisti.
L’armonioso equilibrio tra il Classicismo, appunto, e il naturalismo, risulta l’elemento caratteristico della grande maniera napoletana della metà del Seicento, come è riscontrabile nelle leggiadre ed eleganti, ma anche attente allo studio “del vero”, composizioni di Pacecco De Rosa, particolarmente propenso alla resa della figura femminile, dal soggetto mitologico all’ambito del sacro, e sempre attento a creare atmosfere nobili e solenni, distaccate dalla sfera “bassa” della quotidianità anche laddove definisca temi vicini al Naturalismo.
L’equilibrio compositivo della grande tela qui esaminata potrebbe addirittura ricordare i modi del Poussin, dal quale, però, il nostro si distacca decisamente per l’intensità cromatica e la definizione fortemente veridica e tattile degli incarnati, grazie all’accentuato e graduato sfumato; né si deve trascurare l’attenzione per i vari brani di natura morta, per i quali il De Rosa, grande pittore d’istoria, dimostra un virtuosismo rapportabile agli specialisti, pure napoletani, di tale soggetto.
Pacecco De Rosa