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ANSELMO BUCCI

Anselmo Bucci

(Italian, 1887-1955)

ANSELMO BUCCI

(Fossombrone, Pesaro, 1887 ~ Monza, 1955)

La galleria Studiolo procede alla registrazione delle opere di Anselmo Bucci attraverso l'Archivio Anselmo Bucci Milano.

Per informazioni contattare info@studiolo.it

Inizia a dipingere giovanissimo e compie gli studi classici in Veneto, dove la sua famiglia si era trasferita. Nel 1905 si iscrive all'Accademia di Brera, a Milano, ma già nel 1906 va a vivere a Parigi. Qui, dopo un periodo iniziale di terribili stenti ("Sono arrivato a Parigi nel 1906. Ho fatto il primo pasto nel 1910" scriverà lui stesso) viene apprezzato da critici come Apollinaire e Salmon. Le sue incisioni di Paris qui bouge (Parigi in movimento) sono stampate da Devambez, un importante editore parigino.
In questo periodo Bucci vive a Montmartre, dove frequenta Modigliani, Severini, Picasso, Utrillo, Dufy e altri artisti. Conosce da vicino le ricerche delle avanguardie, ma rimane fedele a una figurazione post-impressionista, che racchiude anche memorie della classicità italiana.
Nel 1912-13 si allontana da Parigi, compiendo in Sardegna, in Africa, nel Sud della Francia lunghi viaggi, di cui rimane traccia nella sue opere.
Nel 1914, allo scoppio della guerra, si arruola volontario nel Battaglione Ciclisti insieme con Marinetti, Boccioni, Sant'Elia e altri futuristi e diventa uno dei più prolifici "pittori di guerra".
Intorno al 1919-20 la sua ricerca matura una svolta in relazione ai contatti con la cerchia del critico Margherita Sarfatti. Nel 1922, insieme con Sironi, Funi, Dudreville, Malerba, Marussig, Oppi, fonda il gruppo di Novecento, animato dalla stessa Sarfatti: il nome del gruppo si deve proprio a lui. Nel 1926 partecipa alla I Mostra del Novecento Italiano. Gradualmente, però, si stacca dal sodalizio, e negli anni trenta
torna a impostare la sua ricerca su un naturalismo dai delicati cromatismi.
Bucci è stato anche scrittore (nel 1930 vince il Premio Viareggio con Il pittore volante).
Inesauribilmente varia nei temi, percorsa spesso da un sottile senso di ironia, la pittura di Bucci è, come egli amava dire, la ricerca "del vero, aureolato di poesia". "Non ho mai cercato di mentire in uno stile, ma di dire la verità in lingua corrente" ha scritto lui stesso.