Giuseppe Amisani
(Mede Lomellina, Pavia, 1881 ~
Portofino, Genova, 1941)
Studia all'Accademia delle Belle Arti di Brera a Milano, allievo di Cesare Tallone.
Il suo linguaggio pittorico, libero ed insieme gentile, lo avvicina ai post-romantici milanesi, Cremona, Carcano, Conconi e Gola.
Dopo un inizio difficile e avaro di soddisfazioni, verso il 1920 inizia a raccogliere grandi consensi, che non cessano praticamente fino alla sua morte. Ritrae la “divina” Lyda Borelli nel 1912, in un’opera che lo rende famoso. Successivamente si dedica quasi esclusivamente alla ritrattistica, catturando su tela Principi italiani e stranieri, statisti e dame, artisti e poeti.
Anche il paesaggio lo attira, specialmente quello africano ed inglese.
Prende parte a numerose esposizioni a Milano, Roma, Venezia, Buenos Aires, al Cairo, San Paolo del Brasile, solo per citarne alcune, ottenendo prestigiosi riconoscimenti, tra i quali il Premio Mylius nel 1908, il Premio Fumagalli nel 1912 e il Premio Città di Firenze nel 1922. Sue opere si trovano nella Galleria d'Arte Moderna di Milano, nel Museo della Scala di Milano, nei Musei Civici di Pavia, nella Galleria Ricci - Oddi di Piacenza, nelle Gallerie d'Arte Moderna di San Paolo del Brasile e di Lima nel Perù e in numerose altre collezioni pubbliche e private in Italia e all'estero.
Un suo autoritratto, esposto alla Biennale di Venezia, nel 1930, suscita grande ammirazione.
Muore colpito da infarto a Portofino durante una passeggiata con Salvator Gotta, suo grande amico.