Lieven Mehus, in italiano tradotto e conosciuto come Livio Mehus, fu un pittore barocco di origine fiamminga, viaggiò molto ma la sua patria d'adozione fu Firenze dove fu molto apprezzato sia dalla corte medicea che dalla nobiltà fiorentina. La sua produzione fu numerosissima e distribuita in tutto il Granducato.
Nato a Oudenaarde, nelle Fiandre, nel 1627, ma per alcune fonti nel 1630, visse nella sua città natale fino all'età di 10 anni, in seguito il padre Luigi lo condusse in Italia. Nel 1640 i due Mehus erano a Milano, ma Livio, quattordicenne dopo qualche tempo presso la bottega del pittore di battaglie detto Carlo Fiammingo (che taluni individuano in Carlo Spierincks), decise di raggiungere Roma, allora capitale del barocco italiano.
Raggiunta Pistoia, dopo varie peripezie, fu notato da un gentiluomo di Roccastrada, castello del territorio senese, fu da lui spedito a Siena dove fu preso sotto la protezione da Mattias de' Medici, allora governatore del territorio senese. Dopo averlo messo a bottega dal pittore Giuliano Periccioli, Don Mattias decise di mandalo a Firenze presso Pietro da Cortona, che in quel periodo stava affrescando le stanze di Palazzo Pitti.

San Pietro d'Alcantara comunica Santa Teresa d'Avila, Prato, Museo dell'Opera del Duomo
Lasciata Firenze trascorse un periodo di vita inquieta spostandosi a Lucca, Genova e infine a Milano. In questo periodo la sua produzione pittorica s'interrompe e Livio:
« si unì con le truppe di Madama di Savoja, portandosi alle guerre fra lo stato di Milano e l'Piemonte contro la Monarchia di Spagna »
(Piero Matini, Notizie de' professori del disegno da Cimabue in qua, (1681) p. 609)
Per poi riprendere, dopo la pausa militare, un nuovo viaggio verso sud, dove raggiunse finalmente Roma, era il 1650. Fu di nuovo preso sotto la protezione dei Medici, stavolta nella persona del cardinale Carlo de' Medici che abitava nella capitale.
Qui venne in contatto con i migliori pittori dell'epoca, acquisì i chiaroscuri del Caravaggio e la sua cerchia, ma fu anche molto debitore dai lavori del Guercino e della maniera emiliana tanto che alcune fonti lo vogliono anche allievo del pittore di Cento, Ma quello che più influenzò la sua pittura fu il contatto con le antichità della Roma imperiale che coniugò spesso nella sua pittura, soprattutto in quella di paesaggio e di battaglie a cui deve molto anche la conoscenza dei soggetti di Salvator Rosa.
In un suo soggiorno di tre anni a Venezia ebbe modo di entrare in contatto anche con la pittura veneta, soprattutto i grandi classici come Tiziano e il Tintoretto da cui assorbì le luminosità violente e morbide al tempo stesso.
Tornato in Toscana fu preso sotto la protezione del Gran Principe Ferdinando de' Medici, sfortunato erede al trono di Toscana figlio del Granduca Cosimo III, che aveva raccolto intorno a sé i migliori artisti della sua epoca sia pittori che scultori, ma anche musicisti come Alessandro Scarlatti e Georg Friedrich Händel.
Fu uno dei più importanti cortonisti, soprattutto nelle tele di carattere sacro, insieme a Ciro Ferri, il Volterrano, Giovan Battista Foggini e Raffaello Vanni.
Livio Mehus morì a Firenze il 7 agosto del 1691, fra i suoi allievi, pochi visto il carattere nomade del pittore, ricordiamo Bonaventura Gandi pittore di nature morte, Lorenzo Rossi e il più famoso Pandolfo Reschi.
I suoi lavori sono citati benevolmente dall'Abate Lanzi che nella sua opera sulla Storia della Pittura non esita a definire:
« le sue tinte son moderate, vivaci le mosse, bellissima la macchia, generose le invenzioni »
(Luigi Lanzi, Storia pittorica della Italia: dal risorgimento delle belle arti fin presso al fine del XVIII secolo, Volume 1, p. 334)