Nicolò Frangipane
(ca. 1545 - dopo 1597)
Attivo a Venezia nella seconda metà del XVI secolo
Pur essendo noti numerosi quadri firmati e datati, poche sono le notizie relative al Frangipane.
Il de Renaldis ipotizza che esista un Frangipane “friulano”, allievo di Tiziano, alcuni quadri del quale si registrano alla fine del Settecento in Friuli, diverso «dall’altro Pittor di professione dell’istesso nome e cognome, che fiorì in Venezia, di cui non è nota con certezza la Patria; ed il quale fra l’altre cose lavorò certe pitture bizzarre e burlesche di sua particolar invenzione». Secondo Vincenzo Joppi, il F. nacque nel 1555 a Tarcento, in Friuli, da Nicolò, esponente di una nobile e antichissima famiglia, e morì nel 1600. È ormai accertato che in realtà il pittore N. F. non era friulano: in un contratto del 1563 in cui si impegna ad eseguire una pala per l’altare della chiesa del convento di S. Eufemia a Mazorbo, viene infatti detto figlio di Matteo abitante in Venezia nella parrocchia di S. Canzian («maistro Nicolò Frangipane quondam Matheo depentor qual sta in Birri in contrà de san Canzian»), il che porta ad escludere una sua identificazione con un ipotetico F. “friulano”. Recentemente G. T. Faggin ha ipotizzato che il F. fosse in qualche modo imparentato con un «Gianmarino Franzapani pittore» di Recanati, figlio di Elia, documentato a Padova nel 1511 insieme con Francesco Vecellio. Non sono noti il luogo e la data di nascita del F., ed anche della vita si sa poco: dal 1583 al 1588 soggiornò probabilmente nelle Marche e a Rimini; nel 1593 è di nuovo attestato a Venezia, dove dipinse una pala per la chiesa dei Frari, nel 1594 venne registrato nella fraglia dei pittori di Venezia, nel 1597 operò in territorio bergamasco. Poi si perdono le sue tracce. Non si sa quando morì. B. W. Meijer, ricostruendo la personalità artistica del F. ed assegnandogli un nutrito corpo di dipinti, pensa ad un suo alunnato presso Tiziano. In realtà risulta difficile stabilire chi sia stato maestro del Frangipane, che risente della pittura di Giorgione come di quella del Tiziano o del Campagnola, e che, con la sua pittura di sapore arcaico, risulta un interessante anello di congiunzione tra il giorgionismo del primo Cinquecento ed il revival seicentesco che vede in Pietro Vecchia il maggior esponente. La sua produzione artistica si divide egualmente in sacra, profana e burlesca, con poche “invenzioni” più volte ripetute: è il caso dei dipinti raffiguranti Cristo portacroce – che si rifà ad una tela con Cristo e il Manigoldo attribuita a Giorgione o a Tiziano nella scuola di S. Rocco a Venezia e che ritroviamo con minime varianti nella collezione Sesto Menghi di Rimini, al Kunsthistorisches Museum di Vienna, nella Pinacoteca di Cremona, nella Galleria Doria Pamphili di Roma, nella cappella del palazzo reale di Portici – la Sacra Famiglia, scene bacchiche, madrigalisti. Definito dal Boschini «pittore curioso» che dipinse «cose facete e ridicole», il F. può essere considerato un tardo giorgionesco, ma con suggestioni nordiche, bizzarro e violento nel modellato delle figure, talora sguaiate nelle forme e nelle positure, e nella stesura di contrastanti colori. Il museo civico di Udine possiede due suoi dipinti raffiguranti Cristo portacroce (1572, firmato) e l’Allegoria dell’autunno (1597, firmato). Altri dipinti si conservano nel Monte di pietà (La Sacra Famiglia con S. Giovanni Battista, già collezione Brass, Venezia, 1597, firmato), nella collezione Biasutti (Maddalena penitente, firmata; San Francesco, attr.) e nella collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone (La Sacra Famiglia, 1589, firmato).
(Tratto da dizionario biografico dei friulani, scheda a cura di Giuseppe Bergamini)