Figlia della poetessa Eugenia Consolo e nipote di Margherita Sarfatti, viene scoperta da Medardo Rosso che la porta ad esporre giovanissima (e comunque più che meritevole) alla I mostra di novecento Italiano del 1926, comunicandole via lettera gli accordi raggiunti: “Ciaou. Tue opere saranno non distaccate ma assieme tutte e come sono la (al muro di casa tua). Domani verrà Salietti e Funi a dirtelo. E tu così avrai confronti colli altri tutti. Quelli dunque che desideravasi è. Ho accettato di eporre, dal lato mio. Insomma ora tutto est sistemato...”. Nella Sala II avverrà dunque l’esordio della Consolo accanto agli “altri tutti” e cioè Sironi, Marussig, Salietti, Tosi, Funi, Carrà, Soffici e lo stesso Medardo Rosso (la Consolo presenterà due paesaggi e un disegno a matita dal titolo Interno di teatro - la madre era anche sceneggiatrice teatrale e tale ambiente era molto familiare a Paola).
L’anno seguente si reca a Tunisi e rimane colpita dalla luce magica del paesaggio africano, che cattura in 9 tele che Sironi nel 1933 ricorderà per “la natura smagliante del colore, la morbida profondità dei rapporti luminosi, la calma poetica del dipingere nella natura africana angosciata di luce e segretaimmobile e attenta, violenta e languida...”.
Nel 1928 esordisce alla Biennale di Venezia (XVI edizione), rapportandosi anche con i grandi maestri francesi, presenti in una sala dedicata. Nel 1929 espone alla II Mostra di Novecento Italiano, nel 1930 nuovamente alla Biennale di Venezia e alla mostra Moderne Italien a Basilea.
Nel 1931 sposa Gigiotti Zanini e partecipa alla Quadriennale di Roma.
Nel 1932 presenta alla Biennale di Venezia tre opere: Autoritratto, Signora con veletta e Natura Morta.
Muore dando alla luce la sua prima figlia a soli ventiquattro anni.