Paolo Troubetzkoy o Trubeckoj (in russo: Павел Петрович Трубецкой?, traslitterato: Pavel Petrović Trubeckoj; Intra, 15 febbraio 1866 – Pallanza, 12 febbraio 1938) è stato uno scultore e pittore italiano, di origine russa, membro della famiglia Trubeckoj.
Il principe Paolo (anche Pawel, Paul) Troubetskoy II nacque in Italia, a Verbania-Intra da padre russo (il diplomatico principe Pierre Troubetzkoy) e madre statunitense, la pianista Ada Winans.
Studiò scultura con Ernesto Bazzaro e Giuseppe Grandi e pittura con Daniele Ranzoni, ma fu in buona parte autodidatta.
Poliglotta, partecipe dell'aristocrazia internazionale della Belle époque che seppe splendidamente ritrarre nelle sue sculture, Troubetzkoy lavorò e risiedette in Russia (insegnò all'Accademia Imperiale di Belle Arti di Mosca per nove anni, dal 1897 al 1906), Francia (a Parigi, dove studiò a fondo l'opera di Rodin, e dove nel 1900 aveva vinto il Grand Prix), Inghilterra, Stati Uniti (prima a New York nel 1911 e poi, dal 1914, a Hollywood), oltre che in Italia (a Verbania-Pallanza esiste ancora la Villa Troubetzkoy, dove tornò ad abitare nel 1932).
Morì a Verbania-Pallanza nel 1938.
Nobile di nascita e ricco, Troubetzkoy, pur dimostrandosi un abile impresario della propria arte, non si trovò mai nella necessità di lavorare come scultore per vivere, né amò mescolarsi ai movimenti artistici contemporanei. Ciò finì per nuocere alla sua fama tra i critici e i colleghi italiani, che ebbero buon gioco nel dargli l'etichetta, tuttora non dissipata, di "ricco dilettante".
D'altro canto la sicurezza economica gli permise di sviluppare in assoluta indipendenza uno stile personalissimo, senza curarsi delle richieste dei galleristi, e tantomeno delle scuole artistiche del periodo, nelle quali è oggi arduo riuscire ad inquadrarlo. Il suo stile scultoreo è fatto di un nervoso "impressionismo" (che ha origine nella sua vicinanza giovanile a personaggi della Scapigliatura), a rapidi gesti di spatola su un gesso molto liquido, dal quale il ritratto "prende forma" nella parte del vertice contenente il volto, dove i gesti rallentano e i tratti emergono da una specie di foschia, dovuta alla scelta costante del "non finito" nella trattazione delle superfici.
Cultore di una scultura che privilegiava gli aspetti intimistici e quotidiani, a volte dai tratti un po' melanconici, Troubetzkoy ebbe difficoltà a veder riconoscere in Italia le sue capacità dalla committenza pubblica. Per questo le sue opere di maggiori dimensioni o si trovano all'estero, o sono rimaste allo stato preparatorio di gessi. Questi gessi oggi possono essere agevolmente ammirati perché da lui lasciati, alla sua morte, al Museo del Paesaggio di Verbania-Pallanza, che riserva un intero piano all'esposizione della Gipsoteca Troubetzkoy.