Una vita breve che risplende di profonda intensità artistica, questa potrebbe essere la sintesi dell’esistenza di Paola Consolo.
Nata a Venezia nel 1908, cresce in un contesto in cui la vocazione per l’arte è pura quotidianità: figlia della poetessa Eugenia Consolo e nipote di Margherita Sarfatti, Paola Consolo inizia a esporre le sue opere sin da giovanissima e mostrando un precoce talento. Debutta alla prima mostra di Novecento Italiano nel 1926, accanto a nomi illustri dell’epoca quali Sironi, Marussig, Salietti, Tosi, Funi, Carrà, Soffici e lo stesso Medardo Rosso, vero scopritore delle sue doti.
Dopo questa prima esposizione, in cui la Consolo propone due paesaggi e un disegno a matita dal titolo Interno di teatro, l’anno seguente si reca a Tunisi, un luogo che avrà un notevole effetto sulla sua produzione.
Nove tele dimostrano quanto la luce del paesaggio africano abbiano impressionato l’artista, tanto che lo stesso Sironi le descrive ricordando “la natura smagliante del colore, la morbida profondità dei rapporti luminosi, la calma poetica del dipingere nella natura africana angosciata di luce e segreta immobile e attenta, violenta e languida”.
Negli anni seguenti, dal 1928, Paola Consolo si presenta alla Biennale di Venezia, confrontandosi con i grandi maestri francesi, per poi esporre alla II Mostra di Novecento Italiano, alla Moderne Italien a Basilea, alla Quadriennale di Roma, e tornare infine a Venezia con tre importanti opere: Autoritratto, Signora con veletta e Natura Morta.
L’artista muore nel 1933 a Milano a soli ventiquattro anni, dando alla luce la sua prima figlia.